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sabato, settembre 03, 2005

Senza tubi l'acqua non va in salita
















Questa è la risposta nata in un dibattito che trattava delle nuove capacità strategiche che la tecnologia Digitale Terrestre avrebbe apportato ai content producer, nel blog del marketing digitale riportato sopra.
Credo con fermezza che gli "Endemol della situazione", proprio per le caratteristiche di funzionamento del mercato dei media, siano sempre(purtroppo) integrati verticalmente con i proprietari delle reti distributive, quali esse sono e si evolveranno con l'innovazione tecnologica senza alcun scossone. Nella catena del valore è vero che il vantaggio competitivo si è spostato a valle, verso i cosiddetti fornitori di accesso, mentre agli inizi -con la nascita dell' industria del contenuto Hollywood-
i detentori erano le majors. Il piccolo problema è che come si è allargata la catena di sfruttamento dei contenuti(il multipiattaforma), ci sono state sì invasioni di campo in terreni che l'innovazione poteva far pensare ad una perdita di potere delle grandi imprese, ma che infatti con la minaccia venutasi a creare con l' avvento della tv, tutto si è subito riconfigurato, facendo nascere le conglomerate media. Se i rischi vengono dalle piattaforme distributive le tendenze sono quelle dell'integrazione a valle (vedi che nel mezzo della bolla speculativa la strategia di Time Warner e AOL) anche a rischio di bruciare miliardi (50 miliardi a giorno perdeva Disney alla fine del 2000), ma mai queste grandi multinazionali si troveranno sprovviste in seguito all 'evoluzione del sistema. Anzi la tendenza adesso che la personalizzazione del contenuto può essere spinta dall'aumento di piattaforme di accesso (il broadband, sia wireless che wireline) si stà spostando proprio a valle della filiera. Soprattutto con modalità più flessibili e meno avventuriere di quelle che hanno caratterizzato il recente passato della sbornia da New economy, ovvero attraverso accordi e non con fusioni e incorporazioni che appesantiscono ma adeguandosi flessibilmente al cambiamento della domanda. L'unica sponda che può aumentare il potere, soprattutto contrattuale dei nuovi "Endemol della situazione" sono adeguate normative che possano incentivare l' ACCESSO, quando invece attualmente i multiplex digitali sono controllati proprio da chi ha come scopo principale quello di abbassare il potere contrattuale ai nuovi entranti. La situazione italiana è maggiormente aggravata da questo squilibrio tra reti e content provider e penso che i problemi del nostro mercato interno siano chiari a tutti. Mi lusinga ricordare che senza fare nomi, i proprietari di due reti controllano circa il 90% delle risorse che dovrebbero remunerare i contenuti. La molteplicità dei canali è già una realtà ma il numero non è un potere di per sè, dipende sempre dal famoso tempo di attenzione. Inutile avere venti canali se sono 6 che polarizzano tutte le risorse pubblicitarie. La perdita di controllo che menzioni delle modalità di fruizione avverrà solo per una irrilevante (in audience almeno, infatti il modello di business è pay-tv) parte di contenuti, semmai la competizione si sposta nell' acquisizione dei diritti premium e soprattutto nel dettare le norme che li regolamentano(lobbying?), affinché possano ricontrattarsi per tutte le piattaforme. Questa non è una ipotesi, vedi le vicende che girano intorno alla negoziazione dei diritti sportivi e tutto è chiaro. Il vero cambiamento nel sistema dei contenuti che ha sbilanciato l' industria dell ' informazione è avvenuto a livello di innovazione organizzativa e di processo ma l' intrattenimento in tutte le sue sfaccettature diverrà sempre più subalterno alle reti. Reti contro contenuti è un KO. Compro i tubi e ricatto la corrente che scorre, se vuol passare.

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